farmacia: la storia
All’inizio sembrava non fosse possibile aprire una nuova farmacia a Cherubine, cosa che avrebbe dissuaso chiunque altro ma non Franco Bonfante, che riuscì attraverso le opportunità offerte dalla legge ad avere ragione di scetticismo e burocrazie varie.
Per l’apertura si scelse una forma societaria (SRL) mista con capitale pubblico prevalente (il comune avrebbe mantenuto il 60%). Per la scelta del socio privato venne fatto un bando pubblico, che fu vinto dall’attuale gestore della farmacia.
Questa era la formula che avrebbe permesso di tutelare meglio gli interessi pubblici in quanto se si fosse data interamente ai privati non ci sarebbe stato nessun vantaggio economico per il Comune (vantaggio che si concretizzò successivamente in un milione di euro) e se invece fosse stata interamente pubblica ci sarebbe stato l’onere di assumere del personale irrigidendo ulteriormente i costi di struttura.
Dopo l’apertura della farmacia non c’era da parte dell’amministrazione nessuna volontà di mantenerne la proprietà se non per il tempo strettamente necessario, ma le quote non potevano essere vendute prima di tre anni dalla costituzione.
Trascorsi tre anni, la cessione (del 60% di proprietà del comune di Cerea) venne presa in considerazione dall’amministrazione Tambalo all’interno di un progetto di sviluppo dell’offerta socio-sanitaria all’interno del Comune, meglio nota come “Palazzo della Salute”.
Il ricavato dalla vendita delle quote sarebbe infatti stato destinato al recupero della “casa verde” (presso l’areaexp) già di proprietà e che avrebbe visto nascere quelle che all’epoca (2007) erano chiamate UTAP.
(Su come poi sono andate le cose è cronaca sotto gli occhi di tutti)
L’esigenza di vendere le quote della farmacia si faceva pressante anche perché da un lato c’era l’altro socio interessato ad acquistare e dall’altro lato perché era prevedibile una modifica delle regole sulle nuove aperture. Avvenuta inizialmente con la nascita delle parafarmacie e poi con il decreto liberalizzazioni.
Questo avrebbe fatto sicuramente perdere valore alle quote detenute dal Comune e probabilmente reso minore l’interesse all’acquisto delle quote da parte di terzi.
Venne quindi innanzitutto adeguato lo statuto alla nuova legge sulle SRL, dopo di che vennero messe in vendita le quote maggioritarie detenute dal Comune attraverso un bando pubblico (una sorta di OPV) come previsto dalla legge e nella massima trasparenza.
Per tutelare il socio minoritario si decise di mettere in vendita l’intero capitale (100%) al prezzo di mercato che si riteneva corretto all’epoca.
Ovviamente il socio minoritario sarebbe stato in qualche modo “avvantaggiato” finanziariamente poiché deteneva già il 40% delle quote.
Però se qualche altro soggetto si fosse fatto vivo con un’offerta irrinunciabile e vantaggiosa, sia il Comune che il socio avrebbero avuto una buona plusvalenza,
Alla fine si aggiudicò la gara il socio minoritario che diventò di fatto proprietario della farmacia.
Al Comune di Cerea andarono circa 1 milione di euro, che sarebbero serviti per l’operazione “Palazzo della Salute” e che poi invece vennero utilizzati in parte dall’attuale amministrazione (che si trovò ad amministrare a seguito delle elezioni del 2007) per altri scopi.
Vorrei soffermarmi nel sottolineare che nel bando di gara venne inserita una clausola che impediva a chiunque avesse acquistato la farmacia, di spostarla dal centro abitato di Cherubine. Questo a sottolineare come fosse importante per l’amministrazione Tambalo il servizio di prossimità e che per nulla al mondo si voleva rischiarne lo spostamento in aree di maggiore traffico fuori dal centro.
Come ben sapete, all’epoca ero assessore al bilancio del Comune di Cerea e seguivo personalmente la faccenda, che credo rimanga nel complesso una delle operazioni di maggior successo delle amministrazioni della Coccinella a Cerea: dalla sua costituzione al ricavato dalla vendita.
Se non fosse chiaro, chiedere al comune di Legnago per delucidazioni 🙂