ottimo!
come al solito tutto sembra concordato, pianificato e chiaro, salvo poi leggere sul giornale una notizia che nella realtà dei fatti, pur con tutto il “tatto” e la prudenza espressiva che questo genere di cose consiglia, smentisce e riporta le dichiarazioni al loro vero valore.
Durante lo scorso consiglio comunale, nella discussione sulle iniziative economiche, è stato annunciato il progetto “Style”. Presentato come la vecchia fiera del mobile riveduta e corretta alla luce degli insuccessi degli ultimi anni, dovrebbe rilanciare la fiera locale che per 50 anni ha rappresentato la vetrina dei nostri artigiani.
Niente di meglio si potrebbe pensare, anche se a dire il vero rimane il dubbio se valga la pena abbandonare cinquant’anni di storia, premi, riconoscimenti collaborazioni per qualcosa che, francamente almeno da come è stata presentata, sembra la copia di Casarredo 2006.
A mio modesto avviso le premesse ci sono per portare avanti un rilancio e una ricollocazione del marchio della Fondazione, se solo il nuovo direttivo dimostrasse sufficiente determinazione.
dall’arena del 31 marzo
CEREA. Il presidente della fondazione non esclude lʼipotesi di organizzare la manifestazione sospesa dopo il flop
La fiera del mobile d’arte è pronta a raddoppiare
«Faremo di tutto per il successo di Style ma non per questo cancelleremo la mostra che per 50 anni ci ha fatto ricchi»
Due fiere del mobile nella Bassa? «Un’ipotesi che non escludiamo». Le parole del presidente della fondazione del mobile d’arte Roberto Altobel sono più di un sasso nello stagno – quasi asciutto per la verità – del settore sempre più in crisi. Arrivano a comment del lancio di Style, l’evento dedicato all’arredamento che si terrà a settembre a Cerea e che ha di fatto sostituito la fiera del mobile d’arte dopo i flop delle scorse edizioni. Eppure quest’ultima, almeno per il direttivo della fondazione, sarebbe pronta a risorgere dalle ceneri in attasa di capire come andrà Style. «Se non soddisferà le nostre istanze nei prossimi anni potremmo riaprirla, con l’accortezza di non mettere in concorrenza i due eventi. Siamo nel tavolo tecnico convocato per l’organizzazione di Style», spiega Altobel, «e faremo del nostro meglio perché l’evento riesca bene. Ma non per questo cancelliamo per sempre la fiera del mobile che per 50 anni ha portato ricchezza agli artigiani del basso veronese. E se sarà necessario la riorganizzeremo in modi e tempi diversi».
«Ci auguriamo che non ci sia bisogno della fiera del mobile», ribatte l’assessore cereano alle Attività produttive Marco Franzoni, «perché se così fosse vorrà dire che Style ha raggiunto i suoi obbiettivi e soddisfatto gli artigiani e gli enti che ruotano attorno al settore del legno, tra i quali anche la fondazione». A non andare giù a quest’ultima sono state le accuse per la mancata riuscita della fiera del mobile nelle ultime edizioni. «La fondazione ha fatto ciò che ha potuto», prosegue Altobel.
«Abbiamo sempre affermato di non avere le risorse per organizzare un ufficio marketing, oggi quanto mai necessario per lo sviluppo che il mercato ha avuto negli ultimi anni». La domanda è quindi cosa possa fare la fondazione a questo punto per il settore del legno nella Bassa. «Le nostre competenze sono due: il saper proporre nelle fiere i mobili in maniera efficace, come fanno già le aziende che trattano l’arredamento moderno, e far incontrare i nostri artigiani con gli arredatori e gli architetti, intermediari importantissimi con il cliente finale».
Il concetto che la fondazione intende sostenere è quello del mobile sartoriale: ossia un prodotto per la fascia alta realizzato sulle esigenze del cliente stesso. «Gli architetti sono sempre alla ricerca di soluzioni personalizzate», afferma Altobel, «e gli artigiani della Bassa sanno produrre pezzi unici su misura come nessun altro. Ma fino ad oggi si sono occupati solo della produzione. Ritengo invece che si debba uscire dal laboratorio per farsi conoscere». L’imperativo è quello di cercare acquirenti fuori dai confini regionali. «Per Style è prevista una campagna pubblicitaria destinata ai privati che coprirà una raggio di 250 chilometri», afferma Franzoni, «e già da adesso stiamo contattando in tutta Italia gli operatori del settore, architetti compresi». Una corsa contro il tempo per sollevare l’artigianato della bassa, funestato in questi ultimi mesi da licenziamenti e cassa integrazione. «La crisi sta mettendo in difficoltà le aziende del mobile», spiega il direttore della fondazione Bruno Costantini, «ma i nostri prodotti hanno una marcia in più: oltre alla qualità infatti vengono venduti ad un prezzo assolutamente competitivo».